cambiamento

Un’epoca faticosa. Il cambiamento è un bisogno.

Stiamo indubbiamente attraversando un’epoca storica faticosa.

Sento una fatica trasversale, che va al di là delle storie personali, che attraversa tutti, indistintamente.

Dentro e fuori dagli spazi di terapia.

Credo che ci sia una grande necessità di cambiamento.

I ritmi sono diventati talmente veloci da non essere più a misura d’uomo.

Le abitudini si sono estese ad un livello di confort e di consumo talmente alto da non essere più sostenibile, in termini di tempo, energie, risorse economiche.

L’uomo non è più sostenibile neppure per il pianeta Terra.

In più, avere alle spalle anni di un tipo di educazione, scolastica e familiare, che ci ha allontanati dal sentire, sia fisico che emotivo, sta mostrando tutti gli effetti collaterali del caso: disturbi cronici che abbassano la qualità di vita (cefalee, gastriti, colon irritabile, tanto dolore fisico, a muscoli, articolazioni, schiena, spalle, gambe). Malattie frequenti, infiammazioni continue. Paura e mancanza totale di strumenti e di “spazio interno” per sostenere le onde emotive più alte.

Tanta separazione, paura del giudizio, necessità di proteggersi, di creare delle “identità pubbliche” accettabili.

Le nostre vere emozioni sono speso confinate in uno spazio di solitudine, in un angolo dentro di noi, un pò buio e dimenticato. Senza sguardi, senza presenza.

Cambiamo. Prendiamoci tempo.

Il primo cambiamento necessario è : rallentare.

Eliminiamo cose da fare dalle nostre agende, che siano cartacee, digitali o mentali.

E proviamo a fare quello che decidiamo di tenere in programma dedicando a ciascuna attività più tempo.

C’è una differenza sostanziale tra mangiare un cibo che ci piace ingurgitandolo in due minuti con lo sguardo all’orologio, e concederci 10 minuti per assaporarlo lentamente. La qualità ha molto più valore della quantità. E tanto di ciò che è presente nelle nostre vite, non ci serve davvero.

Ad esempio, assumiamo la consapevolezza che i figli potranno avere una vita ugualmente soddisfacente e potranno costruirsi strumenti per gestirla in modo efficace anche se non li accompagnamo a fare uno sport, magari due, più corsi di lingua extra, e anche se non cogliamo ogni possibile occasione sociale di incontro con i coetanei, sin dalla più tenera età. Comprimendo all’inverosimile la vita per farci stare tutto.

E questo è solo un piccolo esempio tra i tanti possibili.

Emergeranno tante paure e difficoltà nel rallentare. La parte difficile è proprio affrontarle una per una, guardando in faccia il disagio.

Imparerermo a conoscere meglio i nostri bisogni. Impareremo a connetterci con il nostro istinto. Che può essere sopito, può avere un volume molto basso, può essere sommerso da tante altre cose, ma non può essersi spento. Non è umananmente possibile.

 

Cambiamo. Togliamo, anzichè aggiungere.

Iniziamo a pensare ad un altro cambiamento possibile: forse non abbiamo bisogno di tutti i comfort, gli oggetti, gli alimenti con cui riempiamo le nostre vite, le nostre case (e a seguire soffitte, cantine, ripostigli, …), i nostri frigoriferi.

Proviamo a fare a meno di qualche comfort: non compriamo o prenotiamo subito quello che ci viene in mente.

Proviamo ad attendere, a lasciar emergere se davvero vogliamo, desideriamo quella cosa. Se ci serve davvero per far crescere il nostro livello di benessere.

E poi, meno schermo. Meno social, serie TV.

Anche il tempo fermo, il tempo vuoto, è una risorsa che ci permette di ricominciare a sentirci.

Di riattivare la connessione con chi-siamo-davvero e cosa-vogliamo-davvero.

Spesso ci troviamo a non fare quello che vorremmo, sentiamo un senso di insoddisfazione, di mancanza di significato.

Profondo, strisciante, nascosto.

Non ci conosciamo fino in fondo. Questi stimoli sono troppo intensi e invasivi, ci allontanano per troppe ore da noi.

Regaliamo inconsapevolmente il nostro tempo a mondi finti, e non arrediamo con cura le nostre “case interiori”. Vogliamo spegnere. Mente, emozioni. Staccare. Per scappare.

Guardarsi dentro, sentirsi davvero, all’inizio è faticoso, porta a galla tante cose che potremmo dover affrontare.

Connettiamoci, invece, più spesso. A noi. Ascoltiamo musica, passeggiamo. Dipingiamo, balliamo. scattiamo foto. Capiamo cosa ci emoziona.

Trascorriamo più tempo possibile nel mondo reale, non in mondi finti.

 

Cambiamo. Iniziamo ad ascoltarci.cambiamento, bussola

Se togliamo, possiamo iniziare a sentir emergere delle sensazioni. Anche molto semplici. Agio e disagio. Confort e fatica.

Senza aggiungere le infinite sfumature di cui è capace l’animo umano, anche solo queste semplici distinzioni possono iniziare ad essere la nostra bussola nel mondo.

Scegliamo ciò che genera in noi agio, confort. Piacere. Tranquillità. Benessere. O la dose minore di malessere, se si tratta di situazioni più complicate.

Laddove sentiamo invece le polarità opposte di queste sensazioni, ovvero pesantezza, disagio, fatica, agitazione, allora spostiamoci.

O attrezziamoci per poterci, al più presto, spostare con i minori effetti collaterali possibili.

Solo ascoltrandoci, sapremo cosa è giusto per noi, e cosa non lo è. O non lo è più.

Cambiamo. Guardiamoci davvero intorno.

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“Io ti vedo” – “Avatar”

Infine, quando siamo diventati un pò più abili ad ascoltarci, o mentre ci sperimentiamo sempre di più nel farlo, possiamo iniziare a portare cambiamento anche nell’ultima area importante che ci rimane: possiamo iniziare a “sentire” anche gli altri.

Innanzitutto guardiamoli davvero: il 98% dei messaggi interpersonali passano attraverso la comunicazione non verbale: sguardo, tratti del volto, postura nello spazio. Solo il 2% della verità può essere trasmessa attraverso le parole.

Siamo interconnessi, non possiamo stare bene isolati dal resto degli esseri umani.

Certo, possiamo (e dobbiamo) scegliere con cura chi vogliamo vicino a noi, nella sfera dell’initimità relazionale, della famiglia che ci costruiamo una volta adulti, dell’amicizia. Questa è una strategia importante per guadagnare benessere.

E se viviamo in un mondo fatto di interazioni umane, sapere come stanno gli altri è un’informazione importante di cui tenere conto nelle nostre giornate. Nelle nostre scelte. Nelle nostre vite.

Cambiamo ma..da dove partiamo?

cambiamentoIn conclusione, le strade attraverso le quali iniziare a portare anche piccole dosi di cambiamento nelle nostre vite sono tante, e diverse.

All’inizio è sufficiente scegliere quella che ci rispecchia di più, che si avvicina di più ai nostri bisogni, e soprattutto che sentiamo più sostenibile.

Anche queste strade sono interconnesse, ed è sufficiente partire da una, per trovarsi condotti in modo naturale ad affrontare anche le altre.

Se tolgo cose, mi sento di più. Se mi sento di più, tolgo cose per stare meglio. Se alleno il muscolo del “sentire”, dagli altri arrivo a sentire me, o partendo da me, alla fine,  arrivo a sentire anche gli altri.

Ci vuole tempo.

Ma l’aumento del benessere emotivo, fisico, relazonale, è garantito.

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